Il Vintage è uno stile che racconta un tempo passato, un’epoca storica definita, una tendenza nel settore moda e una possibilità nella strada verso la sostenibilità del settore moda.
Nel linguaggio della moda, il termine Vintage è in riferimento a capi di vestiario, bigiotteria, oggetti di arredamento d’epoca o di gusto sorpassato e démodé, che evocano periodi remoti o testimoniano lo stile di un certo periodo o di uno stilista, e la tendenza stessa a fare uso di abiti, gioielli, oggetti di mode non più attuali e in corso. Nonostante il riferimento sia al passato, questo stile è sempre più richiesto e parte di una contemporaneità creativa che contraddistingue la nostra epoca.
La comunicazione che viene fatta dello stile Vintage rispecchia la sua definizione e la sua connotazione sociale: molto buzz mktg, eventi social, incontri, mercatini, approfondimenti di settore per gli appassionati, festival dedicati e molto altro. Il tutto, come se anche il modo di parlare rappresentasse l’essenza dello stile stesso. Parlare “Vintage del Vintage”: una chiave di lettura, un passpartout, per entrare in questa dimensione della moda dove il tempo passato assume connotazione positiva aggiungendo valore all’indumento.
Lo stile Vintage è uno degli stili “storici” che si è fatto strada grazie alle sub culture degli anni ’70 e che, dal 2000 ca in poi, gode di grande attenzione, soprattutto tra i giovani. Questo stile porta il mondo della moda a riutilizzare, anche solo nel concetto, nell’idea creativa e di comunicazione. Sovverte i tradizionali paradigmi del sistema per cercare di creare nuovo fondamento al vero valore dei capi. Questa radice passionale, con la pandemia e una domanda generale sempre più orientata al secondhand per una via sostenibile, è scoppiata come vera e propria tendenza dalle infinite declinazioni.
Premesso che il passato esercita sempre un certo fascino su di noi, e che noi Italiani, in particolar modo, siamo romantici, nostalgici e passionali; ciò che non c’è più, assume il fascino delle storie, anche se non l’abbiamo vissuto noi in prima persona: è la nostalgia del tempo passato che ci travolge inevitabilmente.
Il marchio storico è parte imprescindibile dell’immaginario collettivo, icona pop che non muore, anzi, spesso e volentieri sopravvive alla stessa azienda che l’ha creato.
Il Vintage rappresenta, in contemporanea, anche un’inversione di tendenza, che ci allontana dal valore del nuovo e ci avvicina a molteplici significati che un capo può raccontare. Indossare un abito vintage non solo ci rende unici e non omologati agli altri, ma ci permette di sfiorare le effigie del passato illudendoci di riviverle. È un po’ come indossare il passato per vivere la sua storia arricchendo di significati la nostra, anche solo per conoscenza e ricchezza di particolari.
Sembra paradossale, ma sappiamo che il mondo della moda e della comunicazione di moda lo è quasi in tutto! L’usato e il vintage contribuiscono a dare una ventata di aria fresca: portare nel presente qualcosa che appartiene nettamente ad un’altra epoca conferisce quel tocco di personalità e di originalità. Ad esempio, indossare qualche capo degli anni Sessanta significa portare i principi di una rivoluzione della moda e della comunicazione attraverso la propria immagine, dando nuova voce e diversa interpretazione ad un messaggio iconico.
Il Vintage non solo ci permette una grande personalizzazione della nostra immagine, talvolta potendo scegliere capi di qualità con prezzi più accessibili, ma è anche una forma di commercio della moda che meglio si accosta ad un percorso verso la sostenibilità.
Rullino i tamburi e suonino le trombe: sarà in grado il vintage (o le varie declinazioni di second-hand, second-chance, second-love ecc. …) di contrastare la fast-fashion per una risposta più sostenibile e in grado di durare nel tempo? Quanto la comunicazione e l’uso dei social network potranno essere influenti per un settore così ricco di significati?
Francesca Bonotto per ModaPuntoCom
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