Navigando in rete, sono venuta a conoscenza di un brand interessante. Un po’ in stile “detective”, sono andata a ricercare, nei vari social network, chi avesse creato quel progetto e come.
Ho scoperto, per mio stupore, altre due realtà con una professionalità spiccata e molta cultura a sostegno della loro passione.
Sto parlando di Alessandra Dolce e di Valentina Temporin.
Alessandra, due occhi che ti parlano e dei modi oltre il gentile, è founder del brand Madì Maison. Un marchio di moda valorizzata dall’artigianalità dei capi e dalla contaminazione artistica continua. La passione per il teatro spinge Alessandra a coltivare parallelamente la professione di scenografa per alcune note compagnie teatrali ed è proprio dalla fusione tra teatro e moda che nascono delle collezioni artistiche e senza tempo. Totalmente slow, la sua moda si propone di raccontare un viaggio nel tempo, dalla Francia del ‘700 di Maria Antonietta, fino al Messico moderno di Frida Kahlo. O ancora, nuove citazioni riemergono nella linea di foulards dedicata alle donne che hanno lottato per l’emancipazione femminile tra gli anni ’50 e ’70, ispirati alle artiste Pop Art, Jann Haworth e Rosalyn Drexler, e alla tennista, Billie Jeane King (proprio come scrive nel suo sito).
La personalizzazione dei capi è l’elemento che determina il carattere delle sue collezioni. Alessandra si racconta ai microfoni di Iusve Cube Radio, per ModaPuntoCom, in un’intervista dedicata e assolutamente ricca di stimoli e idee creative.
Il Focus: la campagna promozionale on-line che presenta le foto dei capi con il volto coperto da un involucro in carta dai tratti somatici vari (in base al modello presentato). Una scelta molto diversa, se consideriamo la comunicazione di moda etica e sostenibile di oggi, ma in linea con i principi di Madì. Menzione a parte merita l’alfabeto Madì, una sorta di manifesto dello slow fashion locale con chiari rimandi al mondo delle arti. Insomma, in Madì, arte e moda si fondono proponendo uno stile giocoso e senza tempo.
Valentina Temporin, un sorriso coinvolgente e molta passione per il design, è co-founder di PopLab College. PopLab, che già dal nome ci ricorda qualcosa di innovativo, è una scuola dove si apprendono l’uso delle nuove tecnologie e la manifattura digitale applicate ai settori del design, dell’architettura e della moda. È il luogo dove le idee prendono forma e collocazione. La comunicazione di PopLab è “ragionatamente scoppiettante”, proprio come la connotazione che ci arriva dal naming. Il sito elenca visivamente tutto ciò che in questa scuola si può trovare. Tra tinte sature e trasparenze, sono i volumi i veri protagonisti della scena.
Valentina ci racconta la sua professionalità e la nascita di questo laboratorio dell’innovazione. Descrive per ModaPuntoCom alcuni progetti in atto e cita molti brand di moda etica e sostenibile. Nell’insieme, ci racconta come la moda grazie alle nuove tecnologie può diventare alla portata di tutti senza danneggiare e inquinare ulteriormente noi e il nostro pianeta.
La cosa ancora più bella è che dall’unione di queste due visioni e professionalità è nato TOUCHÈ Project. Un brand di moda etica, sostenibile e inclusiva. Un progetto di cuore con l’obiettivo di aiutare l’autonomia di persone non vedenti.
Touchè unisce la ricerca e la cura dei materiali con le innovazioni della stampa 3D. I foulard, capo principe del progetto, sono realizzati in materiali sostenibili e in modo etico, con l’applicazione, grazie alla stampa, di riferimenti (scrittura in Braille) legati agli indumenti e alle loro caratteristiche. In questo modo, la persona non vedente può scegliere autonomamente come e di che colore vestirsi. Un’idea che usa la moda per dare libertà ad una nicchia di persone, grazie alle moderne tecnologie e alla cultura sviluppata nel settore.
Valentina e Alessandra curano questa iniziativa nei minimi dettagli, creando delle proposte esteticamente belle e accessibili a tutti, anche a persone normalmente vedenti; trasformano il limite in opportunità. Per ModaPuntoCom, ci raccontano come, grazie al loro studio approfondito sul target, attraverso le difficoltà relazionali connesse alla problematica fisica e i pregiudizi legati al settore moda che normalmente ci accompagnano tutti i giorni, sono riuscite a concretizzare la loro idea.
Molto profonda e densa è la comunicazione utilizzata per presentare tutto questo al pubblico: nel web, il brand si propone con un video-racconto di una persona non vedente che spiega non solo le difficoltà con l’abbigliamento, ma lo stile di vita connesso alla patologia; in Instagram, grandi immagini a tutto campo dei foulard sono rappresentative dei sentimenti, dell’emotività, degli oggetti che personificano un colore piuttosto che un altro.
Poiché chi non ha mai visto il giallo come fa a sceglierlo e capirlo?
I colori vengono abbinati a gusti, odori, oggetti, per evocare nella mente un’immagine quanto più rappresentativa dello stesso. Anche per chi vede, Touchè, diventa un percorso per “aprire davvero gli occhi” e per non dimenticarsi dell’importanza di vivere la moda e non solo di guardarla.
Per seguire questi progetti:
Guarda le interviste sui social ModaPuntoCom e Iusve Cube Radio.
Un saluto a tutti e alla prossima pillola fashion.
Francesca Bonotto per ModaPuntoCom