L’abito da sposa è il capo che più di tutti deve farci innamorare. Ognuna di noi, fin da piccola ha sognato o perlomeno immaginato, d’indossare l’abito bianco. E quante, davanti allo specchio, provavano l’abito della nonna, della zia o della mamma inventando favole d’amore? Non ci credo a chi dichiara di non essersi mai emozionata di fronte alle foto dell’abito bianco. Non è il colore, non sono il luccichio o la forma, ma è il significato che quell’abito porta con sé. Il valore, non solo economico (seppur notevole), che l’abito racconta alla sposa che lo sceglie e lo indossa. Vale ancora la regola, dell’abito “per sempre”?
Un po’ di storia dell’abito bianco
La prima nella storia a volere e indossare un abito total-white è stata la Regina Vittoria.
Un’influencer d’altri tempi che ha dettato delle inedite tendenze. Inizialmente le spose vestivano abiti di colori diversi, che meglio rappresentavano i valori religiosi e la futura vita coniugale. Altre prima di lei avevano optato per un abito chiaro, ma senza instillare una vera e propria tradizione.
La regina Vittoria, invece, icona di moda, si racconta in un vero e proprio evento che ha sancito la nascita del matrimonio moderno.
Anche la principessa Sissi indossò l’abito bianco, come negli anni avvenire Linda Christian, si sposò con un imperiale abito da sposa realizzato dalle Sorelle Fontana.
Da Grace Kelly in Dior, a Jacqueline Kennedy, Diana Spencer, Kate Moss e molte altre, l’abito bianco è diventato un classico anche per gli stilisti. Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Valentino e molti altri hanno interpretato secondo il loro stile e la loro creatività un classico della moda.
Vera Wang diventa la stilista di abiti da sposa più nominata quando Charlotte York lo indossa in “Sex and The City”. I suoi abiti hanno vestito le nozze delle più note celebrità del mondo della moda e dello spettacolo. Sono apparsi in molteplici film e telefilm di successo.
L’abito da sposa diventa presto un cult a cui aspirare. L’attenzione ricade a quanto fa sentire bene e belle. Quanto quell’abito riuscirà a raccontare.
Come disse, Giorgio Armani, “L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.”
L’abito da sposa può essere sostenibile?
Oggi l’abito da sposa è diventato un vero lusso. Spesso regalato da un parente stretto che vuole dare maggiore significato ad un giorno memorabile. Molti sono anche i racconti di persone che dopo pochi mesi cambiano forme e gusti e non sanno cosa farsene di quell’abito. Altri raccontano che “non ci sta nell’armadio”. Che sia una scusa o la verità, oggigiorno l’abito bianco difficilmente è “per sempre”.
La bellezza e il valore lo fanno però rientrare in una larga fetta di mercato destinata al second hand. Ecco quindi che l’abito, forse il più costoso e prezioso che c’è nell’armadio, riesce a trovare una nuova vita. Si fa sostenibile, accontentando un’altra sposa e suggerendo nuove emozioni.
Altri utilizzi sostenibili, sono gli abiti ricavati dalle vesti di parenti a cui si vuol dare una nuova chance. Servono abili mani di una sarta ma il gioco è fatto: un abito unico e personalizzato per una nuova storia d’amore. Le più innamorate, lo tingono e lo accorciano trasformandolo in abito da sera, il più delle volte di grande sfarzo per i matrimoni delle amiche. Le audaci, invece, lo noleggiano evitando gli inconvenienti del post evento.
I vari arrangiamenti dell’abito bianco appaiono più o meno legati ad un percorso di sostenibilità. Vi siete mai chieste come potrebbe essere un abito sostenibile (dal primo acquisto)?
Una collezione di abiti da sposa sostenibili: Re-Love
L’abito da sposa sostenibile è un abito che non solo esprime amore ma è stato realizzato con rispetto. Re-Love è la prima collezione di abiti da sposa che mira alla sostenibilità. Nasce dalla collaborazione tra Atelier Emé e Mending for Good. Gli abiti sono un re-work creativo, un progetto di alto artigianato co-creato seguendo i principi della circolarità.
Il claim: “Amare un abito da sposa, una volta e per sempre.”
Potrebbe essere che un abito sostenibile riesce a catturare l’attenzione e l’amore di un vero per sempre?
Re-Love, nasce dopo un’accurata selezione di abiti d’archivio con l’aggiunta di tecniche d’alto artigianato: elementi colorati, ricami e decori floreali. Le soluzioni di repurposing presentate raccontano abiti fatti con amore.
Gli abiti da sposa si colorano grazie alla pittura su tessuto di Karl Joerns, di La Serra MK textile Atelier a Firenze; ai ricami con tecnica a mano di un team di esperte artigiane dell’alta moda, con Donatella deBonis; alle decorazioni, proposte dal team di Mending for Good. Un vero e proprio progetto di upcycling applicato all’abito wedding.
Mending for good ha guidato la cooperativa di San Patrignano, in workshop di pittura su tessuto; ugualmente, ha impiegato la cooperativa di Manusa, per il ricamo handmade.
Re-love racconta un valore in più, il rispetto. Il rispetto sociale che non preclude la bellezza, anzi la valorizza. La moda sostenibile arriva anche all’abito da sposa, pronti a dire “si”?
Foto dell’archivio mending for good