Una realtà dove arte, tradizione e bellezza s’incontrano nella passione dei fondatori. Qui le persone vengono accompagnate a conoscere le ritrovate creazioni sartoriali, le pratiche artigianali e la maestria del gusto. Un viaggio nel tempo alla scoperta della moda gentile, etica e sostenibile, fatta di valori, emozioni e upcycling.
Non vi resta che leggere il nostro articolo per scoprire qualcosa di più del mondo Ramosalso.
Ramosalso confeziona capi unici e che non possono pertanto essere ripetuti, replicati e copiati. Da cosa prendete ispirazione per la realizzazione delle vostre creazioni sartoriali?
“L’ispirazione nasce sempre da un’unica consapevolezza: rendere qualsiasi capo second hand un nuovo capo, rigenerato e trasformato. Lavorando sul pezzo unico, la collezione di Ramosalso non rispecchia il ciclo di tendenze moda tipiche delle collezioni di abbigliamento industriale. Nel tempo abbiamo avuto modo di consolidare alcune trasformazioni come i panciotti da uomo e da donna, le giacche unisex e i trench”.
L’upcycling è la vostra forza da sempre, fin da quando la sostenibilità non era così “cool”. Com’è nata in voi questa intuizione?
“Se trasformi non sprechi è lo slogan di Ramosalso. Ho un background sartoriale e, per molti anni, ho lavorato per l’industria della moda. Lo confesso, anche per il fast fashion, che a quei tempi si chiamava pronto moda. Lo spreco continuo di risorse e materiali mi ha sempre trovato in disaccordo. Non riuscivo a capire come tessuti e capi finiti dovessero essere gettati o distrutti per mantenere costanti i fatturati.
Il fortunato incontro che ho avuto con Desiree Meyer, designer di FakeLondon, mi ha fatto comprendere le infinite possibilità della moda riciclata. Ho quindi iniziato a studiare le tecniche della sartoria upcycling, sperimentando e provando senza tregua. Quando ho scelto di intraprendere una strada autonoma, mi è venuto spontaneo pensare all’upcycling. È la soluzione perfetta che coniuga creatività e rispetto dell’ambiente.
Secondo Ramosalso, cosa significa essere green oggi?
Essere green oggi è molto più complesso rispetto ad alcuni anni fa. Per essere sostenibili infatti non basta fare la raccolta differenziata e consumare solo cibo biologico. Ad oggi, fare delle scelte green significa anche avere dei costi che non sono sempre compatibili con le risorse economiche di una famiglia. Per me essere green significa avere un approccio più rispettoso di quello che abbiamo e di quello che consumiamo. Le mie origini famigliari sono molto umili. Sono cresciuto in campagna dove tutto aveva un prezzo in termini di fatica e di tempo. Lo spreco non era concesso.
In questi decenni siamo abituati a farci chiamare consumatori. Ma siamo persone o consumatori? Io preferisco pensarmi come una persona che, cosciente delle possibilità che ha, non vuole lasciare alle generazioni future un sistema basato sullo sfruttamento. Anche questo per me significa essere green. Imparare a rispettare l’ambiente, le sue risorse e le persone che lavorano per vivere bene.
Da Settembre nell’atelier Ramosalso di Mestre sono iniziati i corsi di sartoria upcycling. Vi va di raccontarci com’è nato questo progetto e in cosa consiste?
“L’idea di realizzare dei corsi di sartoria upcycling nasce dal fantastico rapporto che mantengo con le persone che vengono a trovarci in atelier. Grazie al dialogo con loro, ho capito che tante persone vorrebbero imparare a trasformare dei loro capi in qualcosa di innovativo. Si tratta di semplici workshop che tengo regolarmente in atelier a Mestre. L’atelier di Ramosalso è la sua anima produttiva, il luogo in cui trasmetto con semplicità le mie conoscenze di sartoria.
I miei workshop sono un modo per trascorrere dei piacevoli momenti in compagnia. Si prende il tè con i biscotti e si chiacchiera, tra un punto di cucito e l’altro.
Imparare a trasformare una giacca in un panciotto o un pantalone in una gonna fa vivere ai corsisti un’importante esperienza. Lavorare con le proprie mani e riuscire a trasformare un vecchio capo in qualcosa di nuovo fa comprendere il lavoro che c’è nel “dietro le quinte” di una sartoria. Fa capire anche perché, a volte, i capi che acquistiamo hanno un prezzo importante.
Le piccole realtà come Ramosalso lavorano tutto il giorno affinché il risultato finale sia sempre di alto livello. Questo richiede tempo e molta esperienza. La sartoria non è fatta solo di stoffe e lustrini. Ma soprattutto di fatica”.
Qual è il capo o l’accessorio di cui andate più fieri? E quale quello che rappresenta e racconta l’anima di Ramosalso?
“In realtà sono due i pezzi che più rappresentano l’abbigliamento di Ramosalso.
Il primo è la sciarpa-cravatta che produco da molto tempo. Questo prodotto è nato dalla mia passione. Sono un collezionista di cravatte. Ne posseggo oramai più di 400 pezzi e sono per me un accessorio fondamentale.
Il secondo invece è un panciotto che ottengo dalla trasformazione di una giacca. Questo accessorio nasce dalla mia anima vintage. Nulla come un panciotto identifica di più lo stile retrò di un outfit.”.
Come cercate di comunicare il vostro percorso di sostenibilità nella moda?
“La comunicazione di Ramosalso non vuole mai avere dei fini solo commerciali. Ovviamente devo vendere per finanziare il mio progetto, pagare l’affitto e le tasse. Ma cerco sempre di pensare prima alle persone e poi ai miei prodotti. Io e i miei collaboratori amiamo raccontarci nelle nostre newsletter che sono narrate dai nostri gatti, Tito e Cesare.
Nei social invece amo parlare soprattutto delle persone che incontro in atelier e delle cose che accadono attorno a me. Scrivo di come i nostri clienti ci hanno scelto e come hanno deciso di trasformare un loro capo personale in un pezzo unico. Parlo dei nostri servizi di sartoria upcycling e dei nostri prodotti.
Sono solito anche raccontare le conseguenze, spesso spiacevoli, del fast-fashion. L’impatto nell’ambiente, le discariche a cielo aperto, lo sfruttamento delle persone. Sono dell’idea che “il rifiuto migliore è quello che non produci.”
Infine, collaboro con altre realtà social che sono sensibili alla comunicazione e alla costruzione di una cultura del consumo più consapevole.
Concludo questa intervista con una citazione che sento particolarmente mia.
“Ora la scelta è tua. Puoi mettere la testa sotto la sabbia oppure diventare un piccolo ambasciatore del rispetto delle cose. Io la mia scelta l’ho fatta. E tu da che parte stai?”
Introduzione di Francesca Bonotto
Intervista a cura di Giulia Franchetto
Photo Credits di Ramosalso